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Che tu sia capitato qui per caso o su invito, sono lieta di poterti accogliere!

Questo è un blog nato per contenere esercizi di scrittura. Una specie di agenda di lavoro o, meglio, un archivio pubblico.
Quello di cui ho bisogno è un luogo dove archiviare storie e racconti che mi permetta di non accantonare, di non sfuggire a quello che la mia mente crea oggi, per quanto queste idee possano sembrarmi sciocche e scontate.
Un luogo in cui ritrovare e analizzare con occhio critico quello che ho scritto e scriverò nel corso del tempo, un luogo in cui esercitarmi con regolarità senza accampare scuse.
Ma, soprattutto, è uno spazio che spero mi costringa ad abituarmi a non rinchiudere in un cassetto quello che creo, che mi faccia confrontare con altri sul mio lavoro, perché una storia non esiste mai completamente senza qualcuno che la legga.

Non sempre posterò racconti completi, anche se vorrei che fossero la base di questo blog. La mia intenzione è anche solo quella di inserire progetti in fase di studio, lavorazioni incompiute, idee sulle quali mi piacerebbe basare storie future, analisi di lavori passati.

Tutto questo per cercare di migliorare la mia scrittura e me stessa.

giovedì 10 novembre 2016

novembre 10, 2016 - , No comments

La Pianura di Sale - Parte II

Una fitta le attraversò il petto mentre i suoi pensieri tornavano ad indugiare sul dottore e le gemelle. Erano passati quasi due anni da quando era andata via, ma i ricordi e la mancanza si erano appena affievoliti. Almeno aveva smesso di rimpiangere la sua decisione.
-Vainar, se ti concentrassi, potresti vedere come stanno Shannon e Rhiannon?- chiese in un sussurro, tenendo lo sguardo fisso sulla polvere che si alzava dalla terra assetata. Avevano discusso così tanto della sua famiglia adottiva che si sentiva tesa a tirare di nuovo in ballo l’argomento. Forse temeva che lo spirito si arrabbiasse per questa sua debolezza, ma non poteva semplicemente cancellare quello che era il suo passato nello stesso modo in cui non riusciva a non pensare alle persone che morivano a causa sua.
Avvertendo il silenzio della creatura, la giovane si ritrovò a sbirciarne l’espressione, mettendosi a giocare nervosamente con la cinghia della bisaccia che portava in spalla.
Lo sguardo dello spirito rimase puntato sull’orizzonte per parecchi secondi, poi scosse la testa e la ragazza non riuscì a capire se fosse per disappunto o solo un gesto molto umano per rafforzare la sua risposta.
-Non so controllare così bene questo potere. Avrei bisogno di molto tempo e molta concentrazione. Probabilmente dovrei attingere alla tua energia e non ho nessuna intenzione di farlo- le disse la creatura, seria, facendola irrigidire.
-Perchè no? Sai quanto mi manchino!- sbottò lei, in un impeto di rabbia.
Sul viso dello spirito comparve una smorfia irritata. La sua voce sembrava calma, ma il suo tono era freddo, scandiva le parole come se stesse parlando a una bambina capricciosa.
-Non so quanta energia dovrei drenare dal tuo corpo per fare quello che mi chiedi- cercò di spiegarle.
-Nemmeno se fossi io a chiederti di farlo?-
-Esattamente. Almeno non finchè saremo in questa pianura deserta e inospitale. Non ho intenzione di lasciarti senza protezione in un posto simile-
Elyon si morse le labbra sentendosi un’idiota.
Era il secondo giorno che passavano in quell’enorme insenatura, una valle incuneata tra i Picchi Occidentali che si estendeva dal Grande Mare fino alle pendici delle montagne. Il caldo era insopportabile: di notte l’umidità rendeva l’aria densa e pesante, tanto che era difficile anche solo respirare, di giorno sembrava di camminare nell’enorme fornace di un fabbro, inspirando direttamente le fiamme. Il paesaggio era arido e pietroso, le pareti della gola levigate dalla paziente forza del mare che riempiva l’insenatura ad ogni alta marea, talmente roventi che, nonostante Vainar fosse in grado di proteggerla dal calore, era impossibile avvicinarsi abbastanza da godersi quel poco di ombra che potevano fornire. Il terreno roccioso era coperto da un sottile strato di sabbia mista a sale, mentre qua e là sbucavano detriti e rocce più grandi, uniche forme in un orizzonte piatto e spoglio. Non era difficile capire da dove arrivasse il nome del posto, la Pianura di Sale, anche se Elyon trovava più calzante quello che usavano i pescatori di Dalliren: il Crogiuolo.
In molti avevano tentato di scoraggiare la giovane dal suo proposito di attraversarla, ma l’unica altra strada per raggiungere la loro meta l’avrebbe portata in un lungo viaggio attraverso le montagne, facendole perdere più di due settimane e l’arrivo dell’alta marea. Passando dall’insenatura, invece, avevano la possibilità di arrivare a Yorsik in tempo molto più breve, sempre che fossero riusciti ad attraversarla entro i prossimi due giorni. In caso contrario, probabilmente, sarebbero stati costretti a nuotare, se non peggio.
Yorsik era stata fondata sul limitare della Pianura e si era estesa presto grazie al commercio del sale, diventando una delle città più ricche tra quelle nate a ridosso dei Picchi Occidentali. Tutti gli anni veniva celebrato l’inizio della stagione delle maree che portavano la fonte di vita della città: i festeggiamenti iniziavano con l’apertura della Porta Bianca che dava sull’insenatura durante la prima alta marea del nuovo anno e continuavano per un’intera settimana, finchè la Pianura non veniva completamente ricoperta dalle acque.
Elyon era molto curiosa di assistere a un evento così insolito e spettacolare, lei conosceva prevalentemente la parte meridionale del continente con le sue grandi foreste e le morbide colline coltivate: territori impervi come quello, aveva cominciato a scoprirli solo viaggiando con Vainar. Anche ora che intorno a lei non c’era altro che un’immensa distesa dorata per chilometri, non poteva fare a meno di stupirsi della diversità incredibile del suo mondo.
Con notevole sforzo, cercò di individuare la loro destinazione, niente più che un’ombra tremolante contro il cielo terso. Secondo lo spirito ci sarebbe voluto un intero giorno di cammino per raggiungerla.
Si sistemò la stola, calandolo meglio sulla fronte e sulla bocca. Gli occhi cominciavano a bruciarle a causa della luce. Se Vainar avesse ascoltato la sua richiesta con ogni probabilità non sarebbe più riuscito a proteggerla dal caldo e, in quel caso, non sarebbe stato di certo sufficiente quel sottile strato di lana chiara ad evitarle problemi ben più gravi di un’insolazione.
-Elyon. Alla tua destra, sotto la parete di roccia. Guarda con discrezione- la avvisò all’improvviso Vainar, puntando un dito incorporeo verso un punto parecchi metri dietro di lei.
La giovane appoggiò in terra la sua sacca e si chinò, armeggiando con le cinghie per tirare fuori l’otre dell’acqua. Guardò con noncuranza la strada che aveva appena percorso, dal terreno si alzava aria bollente che rendeva il paesaggio indistinto. Ci mise qualche momento a capire cosa avesse attirato l’interesse dello spirito: sembrava che ci fossero delle figure accovacciate all’ombra dell’alta parete.

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