novembre 03, 2016 -
fantasy,racconto
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La Pianura di Sale - Parte I
-Hai svolto un ottimo lavoro con quel gruppo di tagliagole- disse lo spirito, cercando di costringere la sua compagna a fare conversazione dopo un intero giorno di silenzio.
La giovane continuò a non rispondere ma dallo sguardo che gli lanciò era chiaro che non condivideva quel punto di vista.
-Sai che non avresti potuto lasciarli vivi- continuò dopo qualche secondo la figura incorporea, decisa più che mai a interrompere il suo mutismo.
volse verso di lei il viso affusolato, incorniciato dai lunghi capelli neri che volteggiavano nell'aria dissolvendosi come fumo. I suoi strani occhi senza iride né pupilla si posarono su di lei in quel modo serio ed inquietante che aveva ormai imparato a conoscere da anni. Più una sensazione sulla pelle della nuca che uno scambio di sguardi.
Elyon sbuffò. A quanto pare Vainar non aveva intenzione di lasciar cadere il discorso. Negli ultimi tempi si rendeva visibile sempre più spesso, intavolando lunghe conversazioni ogni volta che accadeva qualcosa che la lasciava pensierosa o inquieta. Poco importava di quanta voglia avesse LEI di parlare o anche solo ascoltarlo.
-Certo che avrei potuto lasciarli in vita. Sarebbe bastato mantenere il controllo, invece di lasciarmi andare alla rabbia- sbottò, più arrabbiata con sé stessa che con la sua petulante visione spettrale.
-La rabbia va bene Elyon. Sei ancora inesperta ma presto imparerai a controllarla. Per ora sfruttane la forza e lascia che ti guidi. Non è avendo pietà della feccia che potrai risolvere i problemi di questo mondo-.
Vainar era una creatura strana. Era con lei da sempre, almeno stando ai suoi ricordi e da sempre l'aveva protetta e istruita, facendole quasi da fratello maggiore. Si definiva un visitatore, un essere proveniente da un piano parallelo e speculare a quello degli uomini che, per qualche motivo sconosciuto, si era trovato legato a lei a filo doppio, con tutti i pro e i contro che ne erano derivati.
Gli era riconoscente per tutto quello che aveva fatto e continuava a fare ma era inconcepibile per lei quanta poca importanza desse alla vita umana.
-Se non li avessi uccisi avrebbero torturato e stuprato ancora. Esseri come quelli sono meno che animali: la ragazzina che hai salvato non era la loro prima vittima, te lo posso assicurare-.
-Come lo sai?- domandò la giovane, scettica.
-Il mio essere intrappolato tra due piani di realtà diverse ha i suoi vantaggi, a volte- rispose lo spirito, agitando la mano come se la questione fosse di poca importanza.
La ragazza fissò su di lui una sguardo pieno di disappunto finché la creatura non si decise a parlare, borbottando scocciato.
-A volte ci sono avvenimenti del tuo piano che posso vedere, ma nella maggior parte dei casi non riesco a comprenderle- spiegò la figura. -Sono immagini frammentate, spesso non capisco neanche se sono collegate tra loro. Per darti un'idea di cosa intendo forse potrei compararle al ricordo di un sogno-.
Elyon rimase in silenzio, pensierosa. Il rumore attutito dei suoi passi sulla terra morente era l'unica cosa che rompeva la tranquillità di quella desolazione. Vainar incrociò le mani dietro alla schiena, incurvandosi appena in avanti come se stesse davvero camminando al suo fianco, invece che levitare in aria.
-Però hai detto di aver visto il passato-.
Le parole le uscirono dalla bocca in un mormorio lieve, poco più che un pensiero sfuggito dalle labbra ma sufficiente a far inclinare la testa di Vainar mentre la scrutava con i suoi strani occhi bianchi.
La ragazza odiava quell'espressione imperscrutabile anche se cominciava a notare dei piccoli cambiamenti da quando avevano iniziato a viaggiare, nel suo modo di fare, di muoversi, di parlare. Persino in quel momento, sul suo viso, intravedeva delle micro-espressioni che le facevano intuire il suo fastidio. Paradossalmente lo facevano sembrare più umano mentre cercava di capire dove il suo discorso volesse andare a parare. Chissà se lui se ne era reso conto.
-Non è facile capire se si tratti del passato o meno. Molto più spesso non so nemmeno se le visioni riguardino una persona in particolare: di solito vedo solo immagini, scene in qualche caso, che per me non hanno alcun senso. Arrivano da sole e dopo un battito di cuore spariscono. Devo concentrarmi molto per capire qualcosa di ciò che mi è concesso vedere-.
Probabilmente non gradiva particolarmente il discorso, visto la cautela delle sue risposte, ma per una volta Elyon voleva poter scegliere l’argomento della loro discussione: se voleva che lei interrompesse il suo silenzio, avrebbero parlato di questo.
-Allora come fai a sapere che avevano già fatto del male?-
-Persino se fossi sommerso da queste visioni non sarebbe facile dimenticare quelle legate a quel gruppo di animali-
-Perché non mi hai mai detto nulla? -
-Non ne è mai capitata l’occasione da quando ho cominciato a capire cosa mi stesse succedendo. Sembra che questo legame che abbiamo, stia cambiando entrambi più di quanto vorremmo-.
Elyon diede un calcio ad una pietra, osservandone il ruzzolare mentre tornava a perdersi nei suoi pensieri.
Non aveva dimenticato quello che era successo, né i suoi rimorsi si erano affievoliti, ma quello che le aveva detto Vainar la portava a farsi nuove domande. Aveva rinunciato da tempo a chiedersi perché e come lo spirito si fosse legato a lei ma non poteva cancellare la sensazione che ci fosse qualcosa di strano, di sbagliato.
Era diversa, si sentiva diversa, dalle altre ragazze della sua età.
Quello che non riusciva a capire era quanto di questa sua diversità fosse dovuta al suo destino e quanta fosse causata da Vainar e non parlava del viaggiare in giro per il mondo. Ovunque andasse era COSTRETTA a combattere per sopravvivere. Se arrivava in una città sembrava attirare la feccia dei peggiori bassifondi, se si fermava per riposare o cercava ospitalità, qualche gruppo di briganti finiva sempre per assalirla e chi le era vicino spesso moriva. Per quanto si sforzasse di evitare qualunque tipo di problema o cercasse altre soluzioni per risolvere quelli in cui incappava, in un modo o nell'altro finiva per dover lottare per la propria vita. Era ormai certa di essere maledetta, ma pareva non ci fosse nessuno in grado di spiegarle se fosse vero o solo una sua sensazione.
Vainar non sapeva darle risposte e ora sembrava davvero che anche lui stesse subendo qualche trasformazione di cui non comprendeva le implicazioni. Questo poteva voler dire che lo spirito era una vittima del destino quanto lei? Certo non doveva essere piacevole rimanere imprigionato lontano da casa così a lungo...
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