Welcome

Che tu sia capitato qui per caso o su invito, sono lieta di poterti accogliere!

Questo è un blog nato per contenere esercizi di scrittura. Una specie di agenda di lavoro o, meglio, un archivio pubblico.
Quello di cui ho bisogno è un luogo dove archiviare storie e racconti che mi permetta di non accantonare, di non sfuggire a quello che la mia mente crea oggi, per quanto queste idee possano sembrarmi sciocche e scontate.
Un luogo in cui ritrovare e analizzare con occhio critico quello che ho scritto e scriverò nel corso del tempo, un luogo in cui esercitarmi con regolarità senza accampare scuse.
Ma, soprattutto, è uno spazio che spero mi costringa ad abituarmi a non rinchiudere in un cassetto quello che creo, che mi faccia confrontare con altri sul mio lavoro, perché una storia non esiste mai completamente senza qualcuno che la legga.

Non sempre posterò racconti completi, anche se vorrei che fossero la base di questo blog. La mia intenzione è anche solo quella di inserire progetti in fase di studio, lavorazioni incompiute, idee sulle quali mi piacerebbe basare storie future, analisi di lavori passati.

Tutto questo per cercare di migliorare la mia scrittura e me stessa.

domenica 5 febbraio 2017

febbraio 05, 2017 - , No comments

La settima morte


Andrea si svegliò di soprassalto, con il corpo imperlato di sudore, il cuore che batteva all’impazzata e la testa che gli girava, piena di immagini confuse che si susseguivano, rincorrendosi a una velocità tale da fargli venire la nausea. Si mise seduto sul bordo del divanetto con una mano a coprire la bocca, cercando di calmarsi con respiri lenti e profondi.
Aveva imparato a conoscere fin troppo bene quelle sensazioni e, nonostante il fastidio, del malessere gli interessava poco; tanto sarebbe passato dopo qualche minuto. Quello che più gli premeva era capire dove fosse finito questa volta.
La stanza puzzava di fumo e di sudore, da qualche parte era stato acceso uno stereo che diffondeva la voce roca e avvolgente di una donna accompagnata da un pianoforte.
Abbassò il viso, notando la camicia lisa, aperta su una maglietta chiazzata, e i jeans strappati. Si diresse verso il bagno per controllare che tutto fosse a posto. Ondeggiò un paio di volte, instabile sulle gambe come se quel corpo non riuscisse a rispondere bene ai suoi comandi. Aveva la testa annebbiata e sembrava che qualcosa gli comprimesse il cervello, dandogli continue fitte.