Welcome

Che tu sia capitato qui per caso o su invito, sono lieta di poterti accogliere!

Questo è un blog nato per contenere esercizi di scrittura. Una specie di agenda di lavoro o, meglio, un archivio pubblico.
Quello di cui ho bisogno è un luogo dove archiviare storie e racconti che mi permetta di non accantonare, di non sfuggire a quello che la mia mente crea oggi, per quanto queste idee possano sembrarmi sciocche e scontate.
Un luogo in cui ritrovare e analizzare con occhio critico quello che ho scritto e scriverò nel corso del tempo, un luogo in cui esercitarmi con regolarità senza accampare scuse.
Ma, soprattutto, è uno spazio che spero mi costringa ad abituarmi a non rinchiudere in un cassetto quello che creo, che mi faccia confrontare con altri sul mio lavoro, perché una storia non esiste mai completamente senza qualcuno che la legga.

Non sempre posterò racconti completi, anche se vorrei che fossero la base di questo blog. La mia intenzione è anche solo quella di inserire progetti in fase di studio, lavorazioni incompiute, idee sulle quali mi piacerebbe basare storie future, analisi di lavori passati.

Tutto questo per cercare di migliorare la mia scrittura e me stessa.

mercoledì 7 dicembre 2016

dicembre 07, 2016 - ,, No comments

Esercizio 02 - Tempo 2 ore

Questa volta ho deciso di provare a scrivere qualcosa di diverso.
Sto facendo molta fatica a trovare una storia horror interessante per il compito del corso di sceneggiatura, così ho cercato entrare un po' nello spirito del genere, anche se non sono sicura di esserci riuscita. Inizialmente la storia doveva essere qualcosa di completamente diverso, ma ha deciso di comporsi un po' per i cavoli suoi e io le ho lasciato piena libertà di espressione.
Ringrazio un amico per avermi dato una buona idea per giocare con i tempi verbali, visto che avevo programmato di scriverla tutta al presente ma non ci convinceva. Così mi soddisfa sicuramente di più!

Ansimai per la paura e la lunga corsa, con i polmoni che bruciavano e la gola secca che pizzicava ad ogni respiro. Appoggiata al muro del vicolo, nascosta dai cassonetti dell'immondizia, mi tenni il fianco dolorante con una mano, pregando di aver seminato il pazzo con il coltello che mi aveva bloccato fuori dalla stazione della metro.

Era un periodo difficile in ufficio, molti collaboratori si erano licenziati a causa del mancato rinnovo del contratto di lavoro. Io ero una delle poche ad essere rimaste, visto che non potevo permettermi di rimanere senza uno stipendio. Facevo straordinari su straordinari mentre cercavo un'altra occupazione, attendendo risposte che non arrivavano mai. Nell'ultima settimana ero rimasta chiusa nello studio dalle dieci alle quindici ore al giorno e anche quella sera non ero riuscita ad uscire prima delle 22:00.
Quando finalmente raggiunsi l'entrata della metropolitana, sbadigliando per la stanchezza, uno sconosciuto mi bloccò il passaggio, trascinando la gamba destra.