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Che tu sia capitato qui per caso o su invito, sono lieta di poterti accogliere!

Questo è un blog nato per contenere esercizi di scrittura. Una specie di agenda di lavoro o, meglio, un archivio pubblico.
Quello di cui ho bisogno è un luogo dove archiviare storie e racconti che mi permetta di non accantonare, di non sfuggire a quello che la mia mente crea oggi, per quanto queste idee possano sembrarmi sciocche e scontate.
Un luogo in cui ritrovare e analizzare con occhio critico quello che ho scritto e scriverò nel corso del tempo, un luogo in cui esercitarmi con regolarità senza accampare scuse.
Ma, soprattutto, è uno spazio che spero mi costringa ad abituarmi a non rinchiudere in un cassetto quello che creo, che mi faccia confrontare con altri sul mio lavoro, perché una storia non esiste mai completamente senza qualcuno che la legga.

Non sempre posterò racconti completi, anche se vorrei che fossero la base di questo blog. La mia intenzione è anche solo quella di inserire progetti in fase di studio, lavorazioni incompiute, idee sulle quali mi piacerebbe basare storie future, analisi di lavori passati.

Tutto questo per cercare di migliorare la mia scrittura e me stessa.

mercoledì 30 novembre 2016

novembre 30, 2016 - ,, 2 comments

Blood

Questo nuovo post è poco più della bozza di un'idea. Mi è venuta in mente ascoltando la canzone "Blood" degli "In This Moment". Se apprezzate del buon metal e una cantante con la voce graffiante vi consiglierei di dare al gruppo una possibilità: non sono un'esperta di musica, ma è da un po' che non sentivo qualcosa in grado di risvegliare il mio interesse.
Tornando a noi, vi propongo di nuovo un piccolo esercizio di scrittura: visto che devo mettermi alla prova, preferisco farlo costringendomi a tirare fuori sempre idee nuove, magari su cui lavorare più approfonditamente in futuro.
Magari prima o poi cercherò anche di buttarmi su generi un po' diversi, voi fatemi sapere che ne pensate!

Annaspa alla disperata ricerca di aria tra un urlo e un gemito di dolore. Il suo corpo legato all'altare di ossidiana si dimena cercando inutilmente sollievo dal suo stesso sangue che brucia. Lo sente strisciare verso ogni arto, ogni cellula, come se fosse una creatura viva, in fiamme, che incendia tutto ciò che tocca sul suo cammino.
La magia è dolore e sacrificio, per questo non tutti gli uomini possono avvicinarla, è un destino di pochi. Persino tra chi è stato scelto dalla natura, sono molti coloro che muoiono nel tentativo di raggiungere la padronanza completa di questi poteri. Se poi non si è tra questi eletti e la magia viene iniettata con la forza nell'organismo, le possibilità che il corpo non colassi sono minime. Nel caso si sia abbastanza fortunati da non finire in cenere è la mente che rischia di rimanere irrimediabilmente compromessa. Dopotutto ha una capacità di sopportare una quantità limitata di dolore: se superi quella soglia la mente si spezza. Tuttavia la cosa non sembra interessare particolarmente al Gran Sacerdote.
Lei è arrivata al punto in cui desidera morire piuttosto che continuare quella sofferenza. Ha smesso da un pezzo prestare attenzione ai maghi che intorno a lei sussurrano le loro cantilene, non sente nemmeno più i chiodi che le bucano la carne, trapassandole le articolazioni delle spalle da parte a parte. Le ferite si allargano ad ogni movimento ma quel dolore non è più nemmeno un fastidio paragonato a quello che sta patendo al momento. Non nota nemmeno che il sangue che imbratta l'altare, il suo sangue, sembra ribollire mentre viene lentamente riassorbito dalle ferite.
Il suo corpo è al limite del collasso, il cuore sembra pronto ad esplodere. Se i maghi non costringessero la sua mente a rimanere cosciente, sarebbe svenuta da tempo. Sfortunatamente, perché il trattamento abbia il successo che auspica il Gran Sacerdote, la ragazza deve fare sua ogni scintilla di dolore.
In natura la magia non penetrerebbe nel corpo di un semplice umano, vi scivolerebbe attraverso come se questo fosse un fantasma. Nel caso di un mago, invece, ne verrebbe attratta ma potrebbe diventare parte di lui solo se questo la accettasse e non capita spesso: i maghi sono veri e propri involucri di energia magica, ma come ogni recipiente, se li si forza a contenere più del dovuto finiscono per esplodere. Letteralmente.
La cosa strana è che pare che questi limiti non valgano per gli umani. Sarebbero dei barattoli perfetti: contenitori dalla capienza infinita che non possono liberare o usare il loro prezioso carico.
Immaginate un mondo dove i maghi possono avere accesso ad un'energia magica illimitata portandosi dietro il loro recipiente umano. Immaginate che possano sfruttarla semplicemente utilizzando il sangue del loro giocattolo. Un taglietto e via, si potrebbe fare qualunque cosa. Sarebbe un vero paradiso, almeno se si riuscisse a trovare un modo per evitare che la magia li attraversi semplicemente.
Ovviamente il Gran Sacerdote è una persona scrupolosa. Ha fatto innumerevoli esperimenti, prima per trovare il contenitore migliore e, ora, per trovare il modo di sfruttarlo. Ha perfezionato un lungo e complesso incantesimo per riuscire nel suo intento, ha usato una generosa quantità di cavie umane e di attendenti maghi, ma ha avuto solo un paio di successi: un sub-umano deforme, mentalmente instabile con una capacità di contenimento limitata, e una creatura con una mente completamente distrutta e la capacità di contenere grandi quantità di energia magica solo per poco tempo. Di sicuro un passo avanti ma una batteria che si scarica in mezza giornata non è molto utile, per quanto sia potente.
La voce della ragazza si è fatta prima roca, poi sempre più fioca. Il viso dai lineamenti delicati è ancora contratto e distorto, ma il suo corpo non sembra avere più abbastanza forze per combattere: rimane rigido e immobile, finché un picco di dolore non lo costringe ad un breve guizzo improvviso, poi torna ad accasciarsi sulla lastra di ossidiana. Un ultimo movimento inconsulto fa ricadere la testa indietro, a penzoloni oltre il bordo dell'altare. L'espressione della giovane è stranamente distesa, gli occhi sono spalancati, ribaltati verso l'interno del cranio. Lacrime scarlatte cominciano a scorrere verso la fronte pallida, un rivolo di sangue le esce anche dalla bocca, sporcando una guancia in un sorriso sghembo e inquietante. Il petto è immobile.
Il Gran Sacerdote interrompe la litania, alzando una mano. Il coro cessa e, nel silenzio della stanza di marmo scuro, si sente solo il rumore delle gocce che cadono sul pavimento, regolari come il battito di un cuore. Ad un suo cenno i maghi rimasti in vita indietreggiano, cominciando a disperdersi fuori dal Laboratorio, mentre lui si avvicina al cadavere. Intorno a lui adepti minori e attendenti sono al suolo, persino alcuni maghi più anziani non ce l'hanno fatta. Per lui non hanno più importanza, sono solo sacchi vuoti, il corpo senza vita della cavia è sicuramente più interessante. È ricolmo di potere, lo avverte che danza intorno a quella carne bianca e delicata, che la penetra come se fosse la parte formante di ogni cellula.
Quell'esperimento non ha portato alla conclusione sperata, presto la magia dissolverà il corpo e lui non può fare nulla per sfruttarla prima che avvenga, ma allo stesso tempo è stato un successo: la ragazza è sopravvissuta più a lungo delle sue aspettative e sono riusciti a raggiungere un livello di potere incredibilmente alto senza ridurre completamente in cenere la cavia.
La prossima volta potrebbe bastare aggiustare solo un poco il tiro...
Esce dalla stanza a passo sostenuto, spegnendo la luce e chiudendo dietro di sé la pesante porta di legno massiccio. Di li a un'ora gli attendenti si sarebbero preoccupati di pulire, non c'è motivo di consumare inutilmente preziosa elettricità aspettando il loro arrivo.
Il mago è stranamente eccitato, le nuove scoperte lo lasciano sempre con una piacevole euforia addosso. Non può vedere i due occhi scarlatti che hanno cominciato a brillare nell'oscurità del Laboratorio, due occhi senza pupille del colore del sangue.

2 commenti:

Bello carico di misantropia...
Devi essere nel mood giusto per leggerlo. In quanto a scrittura le immagini passano, sulla percezione - che credo dipenda dal livello di empatia del lettore, e io non ne ho poca - direi che ho sentito il dolore della vittima.
Questa è la mia modesta opinione...attendo il seguito!

Ciao!
Innanzi tutto grazie per aver commentato, non sai quanto mi serva avere un feedback da chi legge questi lavori :D
Tornando al racconto... Sono contenta che siano passate le sensazioni che prova la ragazza, era il mio principale obbiettivo mentre scrivevo!
Imparare a mostrare piuttosto che dire, descrivere non solo quello che possono vedere gli occhi ma tutta l'enorme gamma di sensazioni che abbiamo la capacità di sentire è davvero molto difficile a parole, quindi desideravo lavorarci su con un racconto breve che avesse comunque un senso compiuto.
Spero di riuscire comunque a tornare a parlare di questa giovane e del Gran Sacerdote, sono sicura che sarebbe un ottimo esercizio anche per imparare a creare personaggi completi, complessi e con una voce propria diversa dalla mia di autrice :D

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